Jurij Andruchovyč
Moscoviade
Un grande scrittore descrive il degrado di una capitale decaduta
La
Moscoviade è la cronaca dell’ultimo giorno della vita di un talento poetico dell’Ucraina occidentale, Otto von F., che si trova a Mosca negli ultimi anni di agonia della Perestrojka in un ostello per gli scrittori dell’Unione Sovietica. L’esperienza autobiografica, che evidentemente è la fonte di questo romanzo, viene filtrata e distillata in una narrazione avvincente, con un finale a sorpresa, nella quale l’autore ci mostra un volto della capitale russa del tutto inedito. Mosca – che è la vera protagonista del romanzo di Andruchovyč – è fotografata dall’occhio di un “allogeno”, di un rappresentante di una delle tante “esotiche” nazionalità che componevano quello che l’autore chiama “l’Impero Sovietico”. La fine di questo gigante dai piedi di argilla si approssima con tutta evidenza. Così quelli che erano stati concepiti come i simboli della sua forza (le monumentali stazioni della metropolitana, i grattacieli) diventano ridicole e grottesche vestigia di un passato persino inglorioso. Per il povero Otto von F., il crollo dell’impero, del quale egli appare del tutto consapevole, è un momento in cui le ombre del passato vagano minacciose in una città stordita.
Jurij Andruchovyč, poeta, romanziere, traduttore e saggista, nasce nel 1960 a Ivano-frankivs’k, pittoresca cittadina dell’Ucraina occidentale. Debutta nel 1995 con la raccolta di liriche
Nebo i plošči (“Il cielo e le piazze”), salutata da buone recensioni da parte della critica. Le successive raccolte
Seredmistja (“Centro città”), del 1989, e
Ekzotyčni ptaki i roslyn (“Uccelli esotici e vegetazioni”), del 1991, hanno portato la sua figura alla ribalta della scena letteraria ucraina. In pochi anni Andruchovyč diventa l’alfiere di una nuova generazione.
Nel 1987 fonda, insieme ai poeti Vyktor Neborak e Oleksander Irvanets, il gruppo poetico BU-BA-BU. Le serate del gruppo fanno rumore e attirano un pubblico crescente. Al 1991 risale il suo debutto da romanziere con
Rekreatsije a cui seguono, nel 1993,
Moscoviade e, tre anni dopo,
Perverzija.
Cosmografie 62
ISBN 978-88-497-0627-7
Prezzo: euro 14,00
Pagine: 192
Categoria: letteratura ucraina
Victor Baruch
La poetessa diffamata
Una straordinaria storia, un’incredibile testimonianza di amori e contrasti ai tempi della Shoà
L’amore e la fede, il rapporto con la tradizione, l’identità religiosa e nazionale, il singolo a confronto con la società del suo tempo, la microstoria e la macrostoria. Nella quiete solenne del Monastero di Latrun, presso Gerusalemme, uno scrittore ebreo bulgaro si interroga su alcune delle questioni fondamentali dell’esistenza. I canti domenicali della chiesetta di Latrun richiamano nella sua mente gli inni della sinagoga di Sofia ascoltati durante l’infanzia, prima della Guerra, prima della grande follia che ha portato allo sterminio gran parte del suo popolo. Sull’onda dei pensieri, lo scrittore si immerge in una muta conversazione con le anime di quattro personalità intellettuali dell’Italia seicentesca: il “Monaco” genovese Ansaldo Cebà, l’ebrea veneziana Sara Copio Sullam e i suoi concittadini Leone da Modena, insigne rabbino e Baldassarre Bonifacio, vescovo di Capodistria, valente teologo. Alla complessa storia degli amori spirituali e carnali, delle incomprensioni e dei contrasti che hanno segnato la vicenda umana delle quattro anime immortali si intrecciano le esperienze autobiografiche dello scrittore, vissuto nella generazione della Shoà, testimone di alcune delle pagine più tragiche dell’intera storia dell’umanità.
Victor Baruch è nato nel 1921 a Sofia. È membro dell’Unione degli Scrittori Bulgari. Partecipa attivamente alle attività di Shalom, l’organizzazione degli ebrei bulgari, della quale è stato vicepresidente negli anni 1990-1992. Ha vinto il premio letterario “Sofia”. Numerose sue opere, perlopiù di carattere autobiografico, sono state tradotte in inglese e in francese. Il suo romanzo La poetessa diffamata viene reso noto al pubblico occidentale per la prima volta in questa versione italiana.
Cosmografie 57
ISBN 978-88-497-0581-2
Prezzo: euro 20,00
Pagine: 272
Categoria: letteratura balcanica
Georges Lapassade
Derdeba
Un interessante trattato di antropologia dal padre della etnometodologia
Conosciuta già dal XVIII secolo dal Saint-Gervais e da Boissier de Sauvages, la derdeba o lila è un rituale di possessione praticato da alcune comunità musulmane di origine nero-africana, gli Gnawa, nel Marocco e in altre nazioni del Maghreb. Tale rituale è analiticamente descritto dall’autore – uno fra i massimi conoscitori di questo misterioso e affascinante universo sincretico afro-mediterraneo – in comparazione con i fenomeni paralleli di possessione diffusi in area africana (
bori, zar, vaudoun). Nella sua essenzialità e nella sintesi complessiva che riesce a fornire del fenomeno, quest’opera è una specie di “porta sul mistero” che consente pure un approccio agli altri fenomeni di transe rituale diffusi nel mondo. Pubblicata in Marocco alla fine degli anni ’90 e ora per la prima volta nella sua traduzione italiana, la
Derdeba può considerarsi un vero e proprio testo di “iniziazione” alla danza degli Gnawa e alle divinità che popolano il loro pantheon sincretico al confine fra l’agiografia dei santi islamici e le radici animiste dell’antico e mitico “Grande Sudan”: la terra originaria dei Bambara e delle altre etnie deportate in schiavitù dagli arabi verso il Nord Africa nel corso dei secoli. La lettura di questo breve ma importante trattato è una suggestiva esplorazione delle notti di Essawira percorse da ritmi incessanti dei tamburi e dei crotali, dai profumi degli incensi cerimoniali e dalle presenze inquietanti di geni possessori come Abdelkader Jilali e Lalla Mimouna.
Georges Lapassade (1924-2008), per lungo tempo professore di filosofia all’Université Paris VIII, ha svolto ricerche pluridecennali sulle danze e sui rituali di possessione nel Maghreb, in Senegal, in Brasile, sul tarantismo dell’Italia Meridionale, sull’hip-hop delle periferie metropolitane statunitensi ed europee. È stato il padre fondatore in Francia della etnometodologia. È il primo sociologo ad aver lavorato sul rap.
Astrolabio 26
ISBN 978-88-497-0633-8
Prezzo: 10,00
Pagine: 80
Categoria: saggistica / antropologia
Massimo Causo (a cura di)
Margherita Buy. Immagine di donna
Un saggio su una delle attrici più amate dal pubblico e dalla critica
Tra le attrici italiane più premiate e di maggior successo, Margherita Buy ha interpretato in 25 anni di carriera una cinquantina di ruoli che l’hanno subito imposta nel cinema italiano come interprete di una femminilità forte e definita, dando vita, tra commedie e drammi, a personaggi capaci di nutrire le proprie certezze esistenziali e il proprio ruolo di donna, passando attraverso un lavoro di ricerca spesso doloroso e problematico. Formatasi all’Accademia Silvio D’Amico, dopo la gavetta teatrale Margherita Buy ha portato al cinema personaggi che cercano una via d’uscita dagli schemi sociali e dai drammi personali, figure apparentemente fragili ma anche imprevedibilmente forti, che si confrontano con rivelazioni dolorose, fanno scelte coraggiose e scoprono una insospettata vitalità interiore. Capace di sostenere con straordinaria tensione emotiva ruoli drammatici, Margherita Buy non ha mancato di rivelare spesso una notevole propensione alla commedia, affidandosi anche a ruoli imprevedibili e sorprendenti. La sua carriera l’ha portata a recitare con i più importanti autori del cinema italiano contemporaneo, da Ferzan Ozpetek a Cristina Comencini, da Giuseppe Piccioni a Carlo Verdone, da Silvio Soldini a Sergio Rubini, da Roberto Faenza a Nanni Moretti. Nel corso di tutti questi anni ha vinto più volte sia il David di Donatello che il Nastro d’Argento e il Ciak d’Oro: tutti riconoscimenti che la confermano tra le attrici italiane più amate non solo dal pubblico, ma anche dalla critica e dal mondo del cinema.
Massimo Causo, critico cinematografico, fa parte del gruppo “Sentieri Selvaggi”, è redattore della rivista “Il Ragazzo Selvaggio” e collabora con “Duellanti”, “Filmcritica”, “Cineforum”, “Panoramiche”. Critico del quotidiano “Il Corriere del Giorno” di Taranto, è selezionatore del Torino Film Festival e consulente del Festival del Cinema Europeo di Lecce. Docente di Storia e Critica del Cinema all’Università del Salento, è Vicepresidente del Centro Studi Cinematografici. Ha pubblicato monografie su Kathryn Bigelow, Francesco De Robertis, Michele Placido, Ugo Tognazzi, Andrej Konchalovskij, Maurizio Nichetti, Lucia Bosè.
Settima Arte 1
ISBN 978-88-497-0619-2
Prezzo: 13,00
Pagine: 112
Categoria: saggistica / cinema
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